Ricorso contro il Rosatellum, udienza il 25 settembre 2019

Prima il “Porcellum” (Legge n. 270 del 21 dicembre 2005), poi l’”Italicum” (Legge n. 52 del 6 maggio 2015), adesso sarà il turno del “Rosatellum” (Legge n. 165 del 3 novembre 2017). Tre leggi elettorali, le prime due censurate per vizi di costituzionalità dalla Corte Costituzionale, la terza, quella vigente, il Rosatellum, è stata impugnata davanti al Tribunale di Messina con ricorso in materia di tutela dei diritti elettorali presentato dallo Studio Legale Palumbo-Magaudda, con team composto dagli avvocati Vincenzo Palumbo, promotore dell’iniziativa, Tommaso Magaudda, Francesca Ugdulena, Giuseppe Magaudda e dal dott. Samuele Tardiolo, i quali, dopo aver censurato con successo la precedente legge elettorale, hanno deciso di intestarsi anche questa battaglia.

Il ricorso iscritto al n. 5721/2018 R.G. pende innanzi alla Seconda Sezione Civile del Tribunale di Messina che, con provvedimento del 21 novembre 2018, ha fissato per la trattazione del giudizio l’udienza del 22 febbraio 2019 all’esito della quale la causa è stata rinviata all’udienza dell’11 ottobre 2019 per la decisione. Visto il caos politico e la crisi di governo di questo periodo, il Tribunale di Messina, su istanza dei ricorrenti, ha anticipato l’udienza al 25 settembre 2019.

In relazione all’evolversi della situazione politica – spiega l’avv. Vincenzo Palumbo – che poteva sfociare in elezioni anticipate entro l’anno, abbiamo formulato istanza di anticipazione dell’udienza, e il Presidente del Tribunale di Messina, ha anticipato la trattazione del ricorso alla più vicina udienza del 25 settembre p.v. sempre per la trattazione e decisione. L’udienza si appalesa di particolare interesse specie in vista della possibile deliberazione circa la riduzione del numero dei parlamentari e della conseguente necessità di modifiche al Rosatellum in senso ulteriormente proporzionale, che risulterebbero incentivate da un esito positivo del ricorso con rimessione alla Corte Costituzionale delle cinque questioni di legittimità costituzionale sollevate in questo giudizio”.

In particolare, nelle cinquantasei pagine del ricorso presentato al Tribunale di Messina, le censure mosse dai ricorrenti al Rosatellum riguardano il travagliato iter parlamentare seguito per l’approvazione della legge elettorale, la violazione dei principi della sovranità popolare, della pari dignità e dell’eguale capacità politica ed elettorale, attiva e passiva dei cittadini, la violazione dei principi di rappresentanza territoriale, garantita e tutelata dalla Costituzione con la previsione del voto personale, diretto ed eguale, che il Rosatellum non garantirebbe per l’irragionevole e contraddittoria regolamentazione tra voto diretto e voto indiretto e per il meccanismo di trascinamento tra candidati, liste e territori diversi, e il meccanismo di trasferimento del voto tra candidati uninominali e liste plurinominali.